Le divinità a cui si ispirano i nostri prodotti
Proprio per ciò che sta alla base delle creme proposte da Vicus Tuscus, tutte le nostre creazioni sono dedicate a divinità e ninfe del mondo Etrusco.
Possiamo indagare la Religione Etrusca sulla base degli antichi e rarissimi documenti etruschi come la ‘Mummia di Zagabria’ e il ‘Fegato di Piacenza’, ma soprattutto grazie agli storici come Plinio Il Vecchio, Cicerone, Seneca e Livio, che ci tramandano le traduzioni degli antichi testi etruschi che purtroppo sono andati perduti. La Religione Etrusca fu una religione rivelata, trasmessa dai profeti e poi scritta nei libri. Le più antiche divinità del popolo etrusco rappresentavano le Forze della Natura, Distruttrici ed al tempo stesso Creatrici della vita. Secondo gli Etruschi gli Dei condizionavano ogni azione umana e bisognava quindi saper interpretare la loro volontà riuscendo ad individuare i Segni attraverso i quali essa si mostrava agli uomini.A tale scopo era necessario avere a disposizione un prontuario, un codice, che regolasse ed aiutasse ad interpretare correttamente i messaggi inviati dalle divinità e dare agli uomini la possibilità di mettere in atto il comportamento idoneo a soddisfare la loro volontà. Questo complesso di conoscenze fu chiamato dai Romani l’ Etrusca Disciplina, i cui principi ispiratori erano fatti risalire dagli Etruschi alle stesse divinità che attraverso esseri Mitici (Tagete) o Semidei (le Ninfe) avrebbero dettato agli uomini le verità soprannaturali ed insegnato loro ad avvicinarsi ad esse mediante la Divinazione. Esistevano in epoca etrusca dei Collegi Sacerdotali che si tramandavano la tradizione e la conoscenza ed erano preposti all’interpretazione dei diversi segni della volontà divine: gli AUGURI interpretavano i voli degli uccelli, gli ARUSPICI, leggevano il fegato di animali sacrificati alla divinità, i FULGORATORES, interpretavano la provenienza e le traiettorie dei fulmini. Le Dottrine Divinatorie e tutte le complesse regole dettate nei Rituali Etruschi ad essi collegati, erano minuziosamente descritti e tramandati nei ‘Libri Haruspicini’, svelati dal fanciullo Tagete, che insegnava come leggere le viscere degli animali. Nei ‘Libri Fulgoratores’ era invece la Ninfa Vegoia che svelava la scienza dei Fulmini, mentre nei ’Libri Rituales’, sempre svelati dalla Ninfa Vegoia, si trattava della suddivisione della volta celeste, l’agrimensura, i vari codici dei rituali e della corrette modalità di fondazione delle città e della consacrazione dei santuari. Vi erano poi i ‘Libri Acherontici’ svelati anch’essi dal fanciullo Tagete che contemplavano le loro credenze della vita oltre la morte e dettavano le regole dei Riti di Salvazione. I ‘Libri Ostentaria’ trattavano di eventi naturali quali terremoti, inondazioni e costituivano la parte più ‘viva’ della dottrina, poiché in continuo accrescimento tanto da potersi definire il settore ‘sperimentale’ della dottrina etrusca. Infine i ‘Libri Fatales’ nei quali si trattava dei dieci secoli assegnati dal Fato alla vita della ‘Nazione Etrusca’ !
TURAN, la Dea dell’amore,”la Signora”, simbolo del femminile, dea della fecondità, della fertilità e della vitalità, la rosa è il suo fiore. Rappresentata come una giovane donna alata, spesso seguita da una corteggio di ninfe, che portano vasi e ampolle da profumo, monili e oggetti per adornarla. Il suo nome ha la stessa radice di Turannos riferito a lei come ‘La Signora’, la “Padrona dei cuori degli esseri umani’. Progenitrice dei naviganti è anche Dea della salute. Turan, questa parola corrisponde al mese etrusco corrispondente al nostro luglio, periodo nel quale cadevano le feste più importanti dell’anno. I suoi animali sacri erano il piccione, la colomba e il cigno nero, che talvolta poteva usare come cavalcatura.
FUFLUNS, Dio del vino, delle linfa vitale che scorre nel suo grappolo. Dio dell’ebrezza, della calda estate, della sensualità e della fertilità. Figlio di Semia, Dea della terra, i suoi animali sacri erano l’upupa (pupluna in lingua etrusca) e la pantera. Pupluna, nome della ricca città etrusca Populonia era dedicata al dio Fufluns. L’appellativo di Dyonisos Bakchos, divenuto poi in latino Bacco, in età tardo etrusca sostituì il nome etrusco Pacha: Pacha,come era chiamata in etrusco la pianta della vite, stessa radice di Bacco, signore delle stagioni.
MARIS: Dio della fecondità, delle messi e dell’agricoltura, dispensatore di energia generativa e vitale. Rappresentato su molti specchi bronzei etruschi come un giovinetto o infante di cui si prende cura Menerva (divinità corrispondente ad Athena educatrice di infanti regali..)
NETHUNS, Divinità del mare, delle fonti e dei fiumi che danno fertilità ma anche inondazioni. Nelle raffigurazioni é assimilato al greco Poseidon, di cui conserva l’aspetto barbuto ed il tridente, talvolta con un’àncora, o con il cavallo marino o il delfino.
TAGES, l’Aruspice, colui che insegna l’arte di predire il futuro e di interpretare la volontà degli Dei nel dare le regole di ogni rituale anche della vita privata, tra cui la purificazione del corpo… E’ un semidio che esce da un solco di un aratro nel campo di un contadino presso Tarquinia, con le sembianze di un neonato, fu lo stesso contadino che gli dette nome Tagete. Dotato di virtù profetiche, fu allo stesso tempo rappresentato come un vecchio per la sua grande saggezza. Visse esclusivamente il tempo necessario a trasmettere agli uomini accorsi a vedere il prodigio della sua nascita, l’arte di predire il futuro, così come era comparso, riscomparve nella profondità della terra. Rappresentato anche come un giovane uomo con le gambe avvolte da due serpenti, insegnò agli uomini, ai Rasna * l’arte della Divinazione e dei Presagi: norme che furono trascritte nei libri sacri: Aruspicini, Fulgurali e Rituali. (Rasna, ovvero uomo o popolo, corrisponde al nome Rasenna, in greco Tyrsenoi – ionico e attico antico: Τυρσηνοί, in dorico antico Türsenòi, entrambi col significato di “Tirreni” quindi “Etruschi” o “Tusci”, che indicava il popolo abitante della Τυρσηνίη, Türsenìe, cioè l’”Etruria”).
HUIN, come “la primavera”, simbolo della rinascita e del ritorno alla luce. Dopo il buio inverno, arriva il rinnovamento, la natura rinasce, ci si prepara allo splendore della calda estate, alla gioia della vita, alla maturazione dei frutti…
THALNA, la Dea del parto, simbolo della magia e della bellezza femminile, regina di tutti gli incantesimi. In un’antica leggenda toscana (cit.Charles Leland) si narra che una giovane ed indifesa fanciulla fu assalita da un bruto e disperata chiese aiuto alla Luna. I bianchi raggi della Luna misero in fuga l’aggressore e la Luna disse alla fanciulla: tu sarai una Dea, la Dea della luna, Regina di tutti gli incantesimi…
THESAN, la Dea dell’Aurora, legata alla nascita del nuovo giorno, ma anche simbolo di rinascita e alba di nuova vita. Come simbolo di rinascita e alba di una nuova vita è anche madrina del parto. Anticamente era raffigurata alata e con ali anche sui calzari alla guida di una quadriglia. Il suo nome, Thesan, corrisponde anche alla parola etrusca ‘mattino’.
ELEIVA, l’Olio di oliva, linfa vitale di terra e di sole. L’olivo coltivato o domestico che deriva dall’olivo selvatico o oleastro che cresce nei luoghi rupestri, sia isolato che in forma boschiva, offre con i suoi minuscoli frutti un olio amaro impiegato dagli etruschi sopratutto come base grassa per unguenti cosmetici e curativi, profumi e vari usi legati al rito funebre. Il consumo di oli profumati è attestato in Etruria sin dal VII sec. a.C. dalla presenza di piccoli e preziosi recipienti destinati a questo uso. I profumieri etruschi catturavano l’odore da fiori, arbusti, erbe tra cui il nardo, il cardamomo, la maggiorana, il giglio, la rosa, l’alloro, il mirto e molti altri, con l’antico procedimento detto ‘enfleurage’ l’antica tecnica estrattiva, che permette di trattare a freddo i fiori delicati come le rose, i gelsomini, le tuberose, le violette, i fiori di arancio e molti altri. Questa tecnica si basa sull’estrazione tramite un solvente in grado di assorbire gli oli essenziali. Gli Etruschi per creare gli unguenti aggiungevano all’essenza floreale un eccipiente liquido ricavato dalla spremitura delle olive immature, mentre dalla spremitura di uva acerba ottenevano la base alcolica necessaria alla creazione dei profumi, a cui aggiungevano sostanze fissative come le resine o il miele. Per quanto riguarda i riscontri forniti dall’archeologia, le ricerche condotte in questi ultimi anni sui vasi-contenitori hanno permesso di analizzare, negli aspetti complementari di produzione, consumo e smercio, tipi di agricoltura intensiva quali le coltivazioni dell’olivo e della vite. Dopo una prima fase in cui i contenitori di olio deposti nelle tombe principesche del Lazio e dell’Etruria risultano essere in massima parte di importazione, nel corso del terzo quarto del VII sec. a.C. inizia una produzione in loco di questi vasi, destinata nel tempo ad intensificarsi: si tratta non solo di contenitori di essenze odorose a base di olio, ma anche di recipienti destinati a contenere olio alimentare. E’ il momento in cui l’olio e il vino da beni preziosi di marca esotica, inclusi nel commercio di beni di lusso, diventano in Etruria prodotti di largo uso come attestano appunto i loro contenitori che diventano frequentissimi nei corredi tombali in età alto e medio-arcaica: particolarmente diffusi sono i piccoli balsamari in bucchero e in ceramica figulina, che imitano gli aryballoy e gli alabastra corinzi di importazione.
TUSNA, il cigno, dal bianco candore a cui si attribuivano poteri di guarigione e di bellezza perché legato sia all’acqua che al sole, facendone l’intermediario per eccellenza della purezza.
KROKINON: come gli Etruschi chiamavano lo zafferano.. “la droga dell’amore”. Gli Etruschi che ne conoscevano le preziose proprietà ne facevano largo uso. Questa droga, rara e preziosa come l’oro, fu tra le più ricercate in tutta l’antichità e molti uomini per averla combatterono e rischiarono la vita: la sua sofisticazione era punita con la morte! Tutti i popoli antichi infatti conoscevano lo zafferano non solo per le sue proprietà aromatiche e coloranti, ma soprattutto per quelle medicinali; la fama della spezia fu in particolare legata ai suoi poteri stimolanti, afrodisiaci. Tante, tantissime formule citano lo zafferano come ingrediente per stimolare l’eros, ad esempio l’unguento crocino si poteva applicare là, dove e quando serviva…Si narra che i soldati di Alessandro Magno salendo sugli altopiani del Kashmir persero la testa dalla gioia e ruppero le righe quando trovarono intere distese di fiori di zafferano. In particolare si tramanda che in epoca romana si deponessero corolle di crochi sulle tombe degli amanti morti per amore. La pianta dello zafferano ha la sua probabile provenienza nelle aree montuose dell’Asia Minore. La sua diffusione fu dovuta inizialmente ai mercanti fenici, cretesi ed egizi. Nel IV libro delle Metamorfosi di Ovidio si narra la storia del giovane Croco, innamorato perdutamente della ninfa Smilace. Quando gli dei si accorsero del sacrilego sentimento punirono il fanciullo trasformandolo in quel fiore, dall’elegante colore violaceo o giallo e con il cuore rosso fuoco.